Intervista a Luciano Gatto
 
- Partiamo dal principio: come è nata in lei la decisione di dedicarsi al fumetto?
 
R.:Avevo poco più di  venti anni e non riuscivo a trovare un lavoro, qualcosa facevo aiutando i miei genitori nell’osteria di famiglia servendo al banco i clienti nelle ore stanche del primo pomeriggio.
Nell’angolo del banco c’era un piccolo spazio libero e, in assenza di clienti, li continuavo a portare avanti i miei disegni, scopiazzando personaggi disneyani.
Un giorno fui informato da un cliente che c’era un altro ragazzo appassionato di fumetti, Luciano Capitanio, il quale  aveva cominciato lavorare per un Editore di Milano.
Chiesto dove abitasse, mi misi ben presto in contatto con lui e vidi la storia che stava finendo con suoi personaggi: Tigrino e Pecchio – Il giorno fortunato.
Colpito da questa possibilità, mi misi a disegnare con ancora maggiore impegno, finalizzandolo un poco di più.
Venni a sapere in quel periodo che un altro veneziano, Romano Scarpa, stava producendo fumetti per il TOPOLINO.
Andai da lui con i miei disegni e, vista la mia buona mano e  ricevuti alcuni consigli sul ripasso, mi prospettò la possibilità di diventare il ripassatore a china dei suoi disegni.
Questo successe ben presto, così iniziò la mia attività nel campo del FUMETTO.
 
- Lei ha disegnato storie su testi di svariati sceneggiatori (Martina, Cimino, Dalmasso, i Barosso, Pezzin, Concina, Michelini e molti altri…). C’è qualcuno con le cui sceneggiature si è trovato in particolare sintonia? O, al contrario, qualcun altro con cui proprio non c’è stata sintonia?
 
R.: Problemi con i vari sceneggiatori non ne ho mai avuti e mi sono praticamente trovato a mio agio con tutti.
Per quanto riguarda Michelini, non per mancanza di sintonia ma perché scriveva troppo e pretendeva nelle sue sceneggiature troppe cose e spesso impossibili da illustrare, ho avuto un po’ di difficoltà ma ben presto, dialogando telefonicamente con lui, siamo riusciti ad intenderci e lui ha raggiunto una descrizione più adeguata nelle sceneggiature.
 
- Ci sono storie a cui è particolarmente legato o che ricorda con particolare piacere?
 
R.: Una in particolare, agganciandomi a quanto ho appena scritto, l’illustrazione di “Zio Paperone e la magica atmosfera di Natale”, viste le difficoltà affrontate nel disegnarla, e quelle con Pacuvio, per la fantasia che ho dovuto esprimervi.
 
- Tra le storie del Topolino della mia infanzia a cui sono più affezionato ci sono quelle col coniglio Pacuvio che lei ha disegnato su testi di Michelini. Può dirmi qualcosa su queste storie? Com’è stato disegnarle? Immagino che dover visualizzare storie così “surreali” sia stato stimolante per la sua fantasia...
 
R.: Come ho scritto sopra, nella risposta precedente, sono tra le mie preferite proprio per le motivazioni inserite nella domanda.
 
- Occasionalmente lei si è cimentato anche con la sceneggiatura; com’è stata questa esperienza? Più gratificante che disegnare storie scritte da altri, o magari più faticoso…?
 
R.: In quel periodo avevo in testa un paio di idee che si potevano sviluppare, lo dissi al Direttore Capelli il quale, senza chiedermi di illustragliele verbalmente, mi diede carta bianca.
Ne uscirono “Topolino e la vacanza movimentata” e “ Paperino e il torneo di golf truccato”, titolo cambiato in “Paperino e le mazze pazze”.
Nessuna fatica nella sceneggiatura, vista l’esperienza fatta nello sviluppo di trame per Fix und Foxi, un po’ di più nell’ideare una storia valida: questo è il mio handicap.
 
-  Lei è stato inchiostratore per Romano Scarpa. Com’è stato il rapporto con Scarpa?
 
R.: Fruttifero, visto che dal suo lavoro ho tratto notevoli insegnamenti, ed amichevole da quasi 50 anni.
 
- Che differenze trova tra lavorare per lo storico Topolino della Mondadori e per l’attuale Disney?
 
R.: Lavorare per il TOPOLINO Mondadori e per Capelli, passato alla Disney,  era molto familiare mentre ora è più manageriale.
 
- E ora l’immancabile, banalissima, inflazionatissima domanda: preferisce disegnare Topolino o Paperino?
 
R.: L’uno e l’altro, anche se mi manca Topolino poiché in questi ultimi anni mi hanno assegnato la realizzazione di ben poche storie sue,
 
- I fumetti non disneyani sono una parte spesso poco conosciuta della sua carriera; ce ne vuole parlare in breve?
 
R.: Dopo anni e anni che uno disegna sempre gli stessi personaggi sente il desiderio, anzi la necessità di disegnare qualcosa di diverso, senza mai abbandonare la produzione Disney.
Questo, negli anni, mi ha portato ad illustrare in Italia ed all’estero storie con altri protagonisti, e mi è stato molto utile e soddisfacente.
Ancor oggi sento tale necessità e se ci fosse la possibilità …
 
- Tranne alcune cose che ha realizzato per Bianconi con personaggi suoi, lei ha quasi sempre lavorato su personaggi preesistenti. Ha mai il desiderio di lavorare su personaggi creati da lei?
 
R.: Nel cassetto ho, da anni, una serie di personaggi  e di possibili trame che potrebbero essere realizzate con un ottimo risultato qualitativo ma, un po’ per mia pigrizia e molto per la mancanza di Editori che vogliano intraprendere la strada del fumetto con nuovi personaggi, sono li giacenti.
 
- Le sue tavole si distinguono per il perfetto bilanciamento grafico, un senso di armonia generale che salta subito agli occhi del lettore. Le realizza “a istinto” o ne studia prima il layout?
 
R.: L’istinto nella realizzazione delle tavole è essenziale ma ci vuole anche uno studio sulle inquadrature e sul bilanciamento delle vignette e della tavola.
Io sono riuscito ad impostare, dopo tanti anni di lavoro,  il layout solo mentalmente.
 
- Il suo stile si basa sulla semplicità. Attualmente vanno invece per la maggiore, anche alla Disney, disegni dallo stile più appariscente. Le è mai capitato di sentirsi chiedere di modificare il suo tratto in chiave più “modaiola”?
 
R.: Il mio stile si basa sulla semplicità  essenzialmente per il motivo che cerco di introdurre i bambini più piccoli, e non solo, alla lettura visiva delle storie, senza complicazioni prodotte da immissioni inutili nella vignetta e partendo dalla valutazione del formato in cui verrà stampata.
E’ così piccolo…
No, non mi è mai stato chiesto di modificare il mio tratto per adeguarlo allo stile odierno di altri Colleghi.
 
-         Per finire: ha consigli da dare ai giovani che aspirano a diventare fumettisti?
 
R.: A  chi vuole iniziare questa attività oggi, pur sapendo che se c’è la passione nulla li può fermare, dico loro: - PREPARATEVI A SOFFRIRE. -
 
Ciao da Luciano.
Domande di Roberto Moscato