Un _Gatto_” tra le… nuvole!

Dal 1956 al 2006: i “primi 50 anni” di LUCIANO_GATTO

 

Correva l’anno 1956 quando Luciano_Gatto, classe 1934 e veneziano d.o.c., intraprendeva il suo personalissimo viaggio nel colorato mondo delle “nuvole parlanti”.

Come ricorda lui stesso, l’elemento catalizzatore che fa scattare la molla e gli permette di dare forma al suo “sogno nel cassetto” è l’entusiasmo suscitato dalla notizia che un suo vicino di casa ha iniziato a collaborare con la “Mondadori” (all’epoca detentrice dei diritti per la pubblicazione dei personaggi Disney in Italia) disegnando per essa storie originali di Topi e Paperi.

Il vicino, figlio di un fornaio, si chiama Romano_Scarpa.

Da buon autodidatta (il che la dice lunga sul suo talento)_Gatto si mette all’opera lavorando sodo per apprendere quanto più possibile sulla tecnica del ripasso a china e in particolare sul disegno disneyano.

La sua tenacia sarà presto premiata con l’acquisizione di quella padronanza grafica che gli permetterà di approdare al Fumetto entrando dalla porta principale. 

L’incontro con Scarpa_(al quale Luciano porta in visione le proprie esercitazioni) si concretizzerà, infatti, nello storico sodalizio tra i due disegnatori durante il quale Gatto inchiostrerà le matite di alcune tra le più celeberrime storie del collega.

Tra queste è inevitabile ricordare:Topolino e la nave del microcosmo”, I Sette Nani e il trono di diamanti”, “Paperino e la Leggenda dello Scozzese Volante”, “Topolino e l'unghia di Kalì".

L’incontro ufficiale con il mezzo di espressione che avrebbe caratterizzato tutta la sua vita professionale e “non” avviene però nel mese di giugno del 56’ quando Gatto, dopo una breve esperienza nel mondo dei “cartoons” presso lo studio d’animazione “Alfa”, riesce a vendere alle Edizioni “Il Ponte”, guidate da Renato_Bianconi, la sua primissima fatica fumettistica: "Oro e fantasmi", una piacevole storia di 7 pagine scritta e disegnata tutta da lui.

Gatto nell’ideare Gep, Luk e Spuk, i tre animaletti antropomorfi protagonisti, pur rifacendosi al modello disneyano al tempo stesso se ne allontana per originalità e stravaganza facendo muovere i suoi eroi in un contesto urbano che ricorda da vicino non tanto le metropoli americane dei comics statunitensi ma i più familiari ambienti di casa nostra. Non manca neppure l’antico maniero in rovina di tradizione marcatamente europea.

Spinto da una passione che lo anima fin dalla più tenera età Gatto non dorme sugli allori e, applicandosi con un entusiasmo e un impegno divenuti poi proverbiali nel panorama del Fumetto nostrano, realizza altre storie inedite.

Ecco allora lo "Strano messaggio", avventura lampo dove ritorna Gep il fortunato maialino di "Oro e fantasmi" e "Non tutti possono fare il detective" in cui esordisce Pelly, nuovo personaggio e neo-poliziotto dilettante.

Con “L’arma segreta”, estroso e curioso western realizzato su una sceneggiatura di 12 tavole inviatagli da Bianconi nel dicembre dello stesso anno, Gatto allarga i suoi orizzonti cimentandosi nel suo primo lavoro su commissione.

Raviolo Kid, il giovane trapper protagonista dell’avventura, si muove in un far-west dove i pellerossa, che in un certo senso anticipano graficamente di quasi due anni il muscoloso Umpa-Pà (Oumpah-Pah) di Uderzo e Goscinny (per la cronaca il cugino indiano di Asterix dopo un tentativo andato a vuoto nel 1951 debutta ufficialmente, riveduto e corretto, su “Le Journal de Tin Tinnell’aprile del 1958), usano il booomerang al posto delle frecce e dove, come nei western-spaghetti che arriveranno dieci anni più tardi, nomi e paesaggi hanno il sapore casereccio di un’Italia ammaliata sì dai miti della frontiera americana ma saldamente ancorata ai modelli del proprio immaginario.

Una manciata di pagine limpidissime (dominate da un senso del ritmo e da un’energia cinetica da cartoni animati) dalle quali traspare il notevole potenziale grafico dell’artista veneziano che, come un autore di provata esperienza, in alcune vignette si permette addirittura il vezzo di “sconfinare” oltre i rigidi limiti dello storyboard classico.

In esse è insomma già contenuta tutta la “filosofia gattiana”: disegnare, disegnare e ancora disegnare.

La sua pennellata, già matura e personale, è quella di chi ha passato ore e ore con la matita in mano a provare e a riprovare.

Gatto, quando sarà il Maestro affermato che tutti conosciamo, se ne ricorderà raffigurandosi spesso circondato dai suoi personaggi letteralmente incatenato al tavolo da disegno.

<<…HO SEMPRE AMATO DISEGNARE E OGGI, DOPO TANTI ANNI DI CARRIERA, POSSO DIRE DI ESSERE RIUSCITO A FARE QUELLO CHE MI PIACEVA…>>, mi ha detto una volta con evidente soddisfazione.

Niente di più vero.

I risultati sono lì sotto gli occhi di tutti.

La collaborazione con Bianconi va avanti fino al 1960.

Quattro anni nel corso dei quali Gatto “macina” disegni su disegni producendo quasi 600 tavole di fumetto e dedicandosi a molteplici personaggi tra cui il “buon” diavolo Geppo, la “rocciosa” Nonna Abelarda, Volpetto, Mao Duebaffi, Ockey Papero e naturalmente il “grande” Pietrino, il zazzeruto cavernicolo teen-ager che lui stesso ha ideato.

Ma il vero obiettivo è un altro.

<<…TUTTO QUESTO NON MI BASTAVA, LA MIA META ERA DISEGNARE "DISNEY"…>>.

Un’asserzione schietta ed essenziale da cui traspare la volontà ferrea del nostro autore.

E’ bene ricordare che Gatto, come molti suoi compagni di avventura, cresce e matura durante quello che è universalmente noto come l’età aurea del Fumetto disneyano italiano.

E’ un’epoca da “apprendisti stregoni”, quella in cui vengono poste le basi per tutto quello che verrà dopo e che ha visto scendere in campo con Romano Scarpa artisti come Luciano Bottaro e Giovan Battista Carpi.

Le loro tracce saranno ben presto seguite dalla nutrita schiera di coloro (“I migliori del mondo!”, come è stato scritto più volte) che diventeranno le colonne portanti della Disneymade in Italy”.

Luciano, agile e risoluto come il felino con cui condivide il nome, è tra i primi a raccogliere il testimone degli illustri capiscuola.

La sua preziosa matita, insieme a quella dei suoi colleghi di pennello, contribuisce in maniera determinante alla creazione dei molteplici universi colorati che faranno la felicità di tutti gli adolescenti che, nell’immediato dopoguerra, avevano ritrovato la voglia di sognare sulle ali della fantasia.

Un contributo destinato a rimanere nel tempo, saldo e inalterato nel cuore di ogni appassionato.

L’anno della svolta è il 1958.

I tempi sono ormai maturi e Gatto, nel mese di marzo, può finalmente entrare nel mondo dei Topi e dei Paperi disegnando, su commissione dell’allora direttore di “TOPOLINOMario Gentilini, la sua prima storia disneyana: Paperino e il ciliegio rabdomante cui fa seguito, a dicembre, Paperino e il Natale Natalizio.

Da quel momento per il disegnatore veneziano inizia un periodo di superlavoro che lo terrà impegnato su più fronti.

Agli inizi degli anni 60’, infatti, le sue collaborazioni si moltiplicano e la sua “mano” è richiestissima.

Mentre l’avventura in casa Disney prosegue a tutto vapore Luciano trova, infatti, il tempo per “fare straordinari fuori territorio” mettendo a disposizione il suo vulcanico estro per “Il Monello”, gemello dell’altrettanto noto “Intrepido”, (editi entrambi dalla “Universo”), per cui illustra alcune avventure con Sempronio, Felicino e Arcibaldo (i personaggi creati dal duo Antonino Mancuso e Gino Gavioli) “modificandoli alla disneyana” e, come racconta Gatto, per una piccola casa editrice per cui realizza una breve storia intitolata "Caccia al canguro".

L’autodisciplina e l’enorme mole di lavoro cui si è sottoposto nel corso degli anni ha nel frattempo iniziato a dare i suoi frutti.

Deciso a trovare una sua “strada artistica” Gatto non si accontenta soltanto di disegnare ma vuole a tutti i costi allontanarsi dai modelli di riferimento ai quali, come ogni neofita, aveva guardato all’inizio della carriera.

Il suo tratto si è mano a mano fatto più raffinato trasformandosi ed evolvendosi tavola dopo tavola.

Ed è soprattutto nella produzione Disney a cavallo tra gli anni 50’ e i primi anni 60’ che, secondo chi scrive, lo stile unico e immediatamente riconoscibile di Luciano Gatto inizia a brillare di luce propria.

Avventure come Il Pippo del west selvaggio”, I Sette Nani e le lucciole della salvezza”, “Lanti-Paperone” e “Zio Paperone e il piffero ladrincantatore (per citarne solo alcune) sono, infatti, la conferma di come Gatto abbia ormai fatto il salto di qualità.

La cura del dettaglio - sempre più minuziosa e tuttavia lontana dalla sterile “pedanteria grafica” - l’utilizzo del chiaroscuro, ben dosato e calibrato, la psicologia e la recitazione dei personaggi, fluida e ottimamente caratterizzata, e in sostanza l’impostazione stessa delle vignette all’interno della tavola sono ormai quelle di un autore adulto assolutamente padrone dei propri mezzi espressivi.

In particolare, sul formato più spazioso dellAlmanacco di Topolino Luciano può dare sfogo a tutta la sua inventiva e scatenare la sua abilità di disegnatore a “24 carati”.

Tra le preferite del sottoscritto (specialmente per le memorie “bambine” che sono ancora oggi in grado di suscitare) ci sono Paperino e il cifrato indecifrabile e Paperino e l’atollo triangolare: “gattianedalla A alla Z.

Due avventure di ampio respiro e dalla coinvolgente atmosfera esotico-marinaresca in cui la mirabile performance grafica di Gatto si distingue per equilibrio, armonia e, soprattutto, per un indiscusso taglio cinematografico.

Ancora una volta la sorprendente versatilità della sua pennellata riesce, infatti, a sublimare attraverso l’alambicco della propria creatività gli umori e i caratteri messi in scena da soggetto e sceneggiatura. 

Assecondando lo sviluppo della narrazione con la sua cinepresa personale, Luciano “inquadra” Paperi e comprimari da ogni angolazione facendoli interagire tra loro con precisione cronometrica.

Perfettamente comprensibili nelle loro azioni e nelle loro intenzioni, i personaggi si muovono e “recitano” all’interno di tavole dinamiche che pullulano di dettagli e che faticano, talvolta, a contenere l’esuberanza dei personaggi (e del disegnatore) senza tuttavia risultare ridondanti all’occhio del lettore.

Campi e controcampi, primi piani, piani “americani” e improvvisi campi lunghi, coloratissimesplash panel”, ossia vignettone a mezza tavola, che ti aspettano improvvise dietro la pagina successiva e ancora, mari in tempesta, atterraggi di fortuna, velieri e ammutinamenti e chi ne ha più ne metta ma soprattutto azione, tanta azione.

Insomma una vera festa per gli occhi e, ovviamente, per il divertimento di chi legge.

Negli anni 70’ Gatto, pur avendo raggiunto la maturità artistica in casa Disney (degna di nota è l’ideazione di alcuni comprimari disneyani come “Glo-Glo”, figlio della sorella di Eta Beta, in Topolino e il dolcissimo Glo-Glo e Zombi, il mutante proteiforme “primo attore” nella storia Eta Beta e le favolose imprese di Zombi) va avanti inarrestabile nella sua ricerca di nuove e stimolanti esperienze professionali.

Il suo carnet è fittissimo.

Varcati i confini nazionali, la sua matita “lavora” per la casa londinese "Williams" cimentandosi con i personaggi di Mototopo ed Autogatto e Dick Dastardly & Muttley (in “Le macchine volanti")”, caracters famosi al pubblico dei più piccoli soprattutto per le rispettive serie a cartoni animati di Hanna & Barbera.

Dal 1978 in poi è in Germania dove realizzerà storie di Fix und Foxi, Eusebia, Lupo e Knox per la “Kauka ed Erich Pabel Verlag” arrivando a “sfornare” oltre un migliaio di tavole.

Non mancherà inoltre, nel 1986, di collaborare con "Le journal de Pif" per le “V.M.S. Publications” di Parigi.

Nonostante gli impegni oltre frontiera, Luciano non dimentica però il suo “primo amore” ossia Disney.

Ed è proprio sul finire degli anni 80’ e l’inizio del nuovo decennio che Gatto – poco dopo aver dato vita a “Pacuvio” coniglio a metà strada tra il Leprotto Bisestile e lo Stregatto di Alice ospite nella deliziosa - "Topolino e l'incredibile bosco fiorito"- firma, insieme al collega sceneggiatore Fabio Michelini, due tra le sue prove disneyane più ambiziose e articolate.

Si tratta di autentici “tours de force” artistici dove i due autori danno reciprocamente fondo al bagaglio di esperienze maturato da entrambi nei rispettivi campi.

La strepitosa Zio Paperone e la magica atmosfera di Natale e l’altrettanto magnifica e lunghissima (ben cinque puntate per un totale di 191 tavole) Qui, Quo, Qua in “Le avventure di Pinocchio, favola speciale in “technicolor”.

La prima è un capolavoro in cui Gatto, più torrenziale che mai, rompe ogni schema e va oltre la barriera della pagina stampata “materializzando” letteralmente, una dopo l’altra, le ottantaquattro tavole della geniale sceneggiatura di Michelini: una “storia nella storia”, con i Paperi, Babbo Natale e la Befana, in cui si respirano echi di Charles Dickens (“Canto di Natale”), di Lewis Carrol (“Alice nel Paese delle Meraviglie”), di Michael Ende (“La Storia Infinita”) e forse (per chi riesce a leggere tra le righe) di “Babes in Toyland” film-fiaba del 1934 con Stanlio e Ollio.

Un’opera raffinata e sperimentale dove il disegnatore veneziano, pur tra mille invenzioni visive e repentini cambi di prospettiva al servizio di una trama mutevole più che mai, mantiene (come sempre) una chiarezza e un'accessibilità grafiche ineccepibili.

La seconda, che si avvale dell’abbagliante colorazione policroma di Leopoldo Barbarini, è un’originale rivisitazione della favola di Collodi in chiave onirico-tecnologica ricca di sorprese, allegorie del vivere contemporaneo e di improvvise aperture ecologiche.

Una sfavillante parabola “ai confini della realtà” che trascina Qui, Quo, Qua (triplice versione robotica del noto burattino), zii, cugini e compagnia, tutti i personaggi del “Pinocchio” cinematografico disneyano e, addirittura, il Mago Merlino preso in prestito da “La Spada nella roccia”, lungo le rotte senza fine dell’immaginazione e dell’invenzione.

Lucida e ispirata interprete dei colorati mondi ideati da Michelini, la "mano di ferro" di Luciano non si smentisce mettendosi in gioco con la consueta generosità e offrendo al lettore un continuo e irrinunciabile sogno ad occhi aperti.

A metà degli anni novanta (in piena crisi economica internazionale) la Disney, “rallentando” in parte la propria produzione per poter smaltire le storie in esubero, è costretta ad assegnare meno pagine ai propri collaboratori.

Sempre pronto a nuove sfide e con il lavoro momentaneamente “ridimensionato”, Gatto propone allora la sua collaborazione al cugino italiano di Mickey Mouse, il mitico Topo Gigio, all’epoca in edicola con una sua testata.

Il nostro artista resta in compagnia del simpatico topo nazionale disegnandolo per circa un anno.

Una dozzina di episodi (di cui ho potuto vedere gli splendidi originali che Luciano stesso mi ha mostrato lassù nel suo piccolo studio affacciato sui tetti di Venezia), scritti con sagacia e intelligenza da Sergio Crivellaro, in cui Topo Gigio e la sua “Matita Magica” vivono incredibili storie “a spasso nel tempo”.

<<…FU UN’ESPERIENZA CHE MI APPASSIONO’ PER LA VALIDITA’ DEI RACCONTI…>> ricorda il disegnatore.

Sempre nello stesso periodo Gatto inizia la sua avventura con "Prezzemolo", lo spassoso draghetto pubblicato sulla rivista omonima.

Giunti alle soglie del 2000 ed entrati nel nuovo millennio, Luciano e il suo pennello hanno in ogni caso proseguito imperterriti il loro viaggio con "Topolino & C.". continuando a disegnarne puntualmente le gesta sulle pagine del noto settimanale disneyano.

Chi scrive, tra l’altro, ha avuto modo di vedere tavole e tavole di schizzi e disegni preparatori di nuovi e divertenti personaggi (non disneyani), pronti ad uscire dal cilindro personale del nostro impareggiabile “fabbricante” di sogni.

Insomma, stare dietro a questo artista prolifico e inossidabile (super attivo anche “in rete”, grazie ad un aggiornatissimo sito internet che gestisce direttamente e dove si può ammirare la sua “opera omnia”) sembra essere davvero una “missione impossibile”.  

E allora: auguri Luciano e… grazie per questi irripetibili tuoi “primi 50 anni di nuvole parlanti”.

Continua a sederti al tavolo disegno e scatena pure la tua inesauribile vena creativa… noi non aspettiamo altro!

“Il resto, come si dice, è storia!” 

                             

                                      Fiorenzo Cersosimo, 31 gennaio 2006